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Sistemi di accumulo: gli ultimi progressi della ricerca

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ENEA sviluppa nuovi sistemi di accumulo termico ed elettrico: un assist alle fonti rinnovabili, per vincere la sfida dell’energia disponibile on-demand

Catturare l’energia quando è abbondante e rilasciarla solo nel momento giusto: è questa la sfida dei sistemi di accumulo, decisiva quando si parla di fonti rinnovabili. Le nuove batterie messe a punto da ENEA nascono proprio con l’obiettivo di vincere questa partita e puntano a cambiare il modo in rinnovabili e industria dialogano tra loro. Una tecnologia ancora in fase di sviluppo, ma già capace di aprire scenari inediti su efficienza, flessibilità e sostenibilità. E i primi risultati fanno capire perché se ne parlerà sempre di più.

Le sperimentazioni sul prototipo, pubblicate sulla rivista Energies, mostrano applicazioni che spaziano dall’accumulo dell’energia elettrica in surplus prodotta da fotovoltaico ed eolico, fino alla fornitura di calore per processi industriali tra 150 e 300 °C e per il teleriscaldamento. Il sistema è concepito come una soluzione ibrida, in grado di lavorare sia con elettricità sia con calore proveniente da fonti rinnovabili o dal recupero industriale. Come spiega Raffaele Liberatore, ricercatore ENEA, si tratta di un impianto che può “essere alimentato sia da energia elettrica […] sia da calore […] stoccando energia fino a 350-400 °C”.

I sistemi di accumulo basati sul calcestruzzo

Al centro del progetto c’è un blocco di calcestruzzo evoluto, arricchito con fibre metalliche e polimeriche derivate da scarti industriali e sali solari, studiato per incrementare la densità energetica. Al suo interno corre un tubo in acciaio inox che, attraversato dalla corrente, si comporta come una resistenza elettrica, trasformando rapidamente l’elettricità in calore.

“I test hanno dimostrato che il riscaldamento elettrico è più rapido di quello termico”, sottolinea Liberatore, aggiungendo che le prove di carica e scarica confermano l’affidabilità del sistema. Sebbene il prototipo sia ancora compatto, l’architettura è pensata per essere modulare e scalabile, anche in contesti industriali.

La ricerca si è concentrata su materiali economici, non tossici e facilmente reperibili, con l’obiettivo di garantire flessibilità e integrazione. I test sono in corso presso l’impianto sperimentale ENEA ATES, mentre le prossime fasi guardano a moduli più grandi, minori perdite termiche e a una valutazione puntuale dei costi. Secondo Michela Lanchi, coautrice dello studio, questi sistemi possono “diventare veri hub energetici”, capaci di rendere l’energia disponibile quando serve e di contribuire alla stabilità della rete.