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VMC: può aiutarci nella lotta contro il Covid-19?

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Uno studio condotto dalla Fondazione David Hume in collaborazione con la Regione Marche ci svela se la VMC può essere utile contro il contagio da Covid-19
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Uno studio condotto dalla Fondazione David Hume in collaborazione con la Regione Marche ci svela se la VMC può essere utile contro il contagio da Covid-19

La ventilazione meccanica controllata (VMC) può essere sfruttata nel contrasto alla diffusione del Covid-19? Se sì, come? Diamo un’occhiata ai risultati di uno studio italiano, dedicato a questo tema.

Con la massima portata di ricambio dell’aria, (6 o più ricambi-ora), gli impianti di Ventilazione meccanica controllata, installati in un ambiente chiuso abbattono più dell’80% il rischio di infezione da Sars CoV-2. Lo certifica uno studio condotto dalla Fondazione David Hume in collaborazione con la Regione Marche i cui risultati sono stati presentati dal professor Luca Ricolfi, presidente della Fondazione Hume e docente di Analisi dei dati all'Università di Torino e dal professor Giorgio Buonanno, docente di Fisica Tecnica Ambientale all'Università di Cassino e alla Queensland University, nel corso di una conferenza stampa con il Presidente Francesco Acquaroli e la Giunta regionale. Unica in Italia, la Regione Marche fin dal gennaio 2021 ha investito risorse proprie, 9 milioni di euro, per installare impianti di VMC nelle scuole marchigiane e ha destinato ulteriori 3 milioni per adibire le aule con sanificatori.

L’indagine, svolta dal 13 settembre 2021 al 31 gennaio 2022, ha coinvolto 10.441 classi marchigiane, di cui 10.125 senza impianto e 316 con impianto VMC (al momento di inizio dello studio erano 500 le classi con impianti VMC installati).

I dettagli rivelati dai professori Ricolfi e Buonanno

“Lo studio ha evidenziato che l’impatto della VMC - ha affermato il professor Luca Ricolfi - nell’abbattere la carica virale nell’aria, è molto forte e statisticamente significativo, oltre che generalizzato, cioè rilevabile in ogni sotto campione annualizzato (come la base provinciale delle scuole, ordine di scuola e composizione della classe). Ma il risultato più significativo registrato è quello dell’impatto della VMC: maggiore è il ricambio dei volumi dell’all’aria, maggiori sono i risultati della riduzione della contaminazione. Quindi non basta mettere un apparecchio VMC ma occorre collocarne un numero di portata massima adeguata. Si è visto poi che le classi più numerose hanno un rischio individuale sensibilmente più alto del 30-40% di contaminazione rispetto a quelle piccole. Il fattore di abbattimento assicurato dalla VMC è paragonabile a quello del vaccino: molto efficace e insostituibile come protezione dalla malattia, ma meno dal punto di vista della trasmissione. In sostanza la VMC, ben fatta, ha una capacità di contenimento della circolazione del virus doppia rispetto al vaccino”.

“Quella portata avanti dalla Regione Marche è un’iniziativa virtuosa a livello nazionale - così il professor Giorgio Buonanno -. La VMC è l’unico modo ingegneristico per ridurre il rischio di contaminazione al chiuso. L’errore commesso nella gestione della pandemia è stata quella di considerare la trasmissione del virus solo legata alla diffusione tramite droplet che non sono altro che grosse particelle che cadono in prossimità delle persone infette, contrastata con distanziamento e lavaggio delle mani. Misure che da sole non funzionano perché esiste un terzo meccanismo, ben più importante, che è quello dell’aerosol (goccioline piccole invisibili). Negli ambienti chiusi è quindi essenziale affidarsi alla ventilazione controllata che assicura risultati migliori”.

Utilizzando la VMC nelle scuole, si potrebbe ridurre il tasso di Incidenza da 250 su 100.000 (soglia di rischio individuata dal Ministero) a un tasso di 50 su 100.000 con l’abbattimento di massimo di efficacia.