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Crescono le imprese del legno certificate PEFC

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A fine 2016 le aziende italiane di trasformazione del legno che hanno ottenuto la certificazione “catena di custodia PEFC” sono 960, con un incremento vicino al 15 % rispetto al 2015.

Aumenta in modo significativo in Italia il numero di imprese certificate che operano lungo la filiera della lavorazione del legno. A fine 2016, come riporta l’agenzia di stampa Askanews, le aziende italiane di trasformazione del legno e carta - segherie e falegnamerie, e anche cartiere, serramentisti, carpentieri, editori - che hanno ottenuto la certificazione “catena di custodia PEFC” sono 960, con un incremento vicino al 15 % rispetto all’anno precedente.

“I boschi italiani certificati PEFC sono pari al 9,44%, in linea con i valori a livello mondiale: 400 milioni certificati su 3.890 milioni di ettari di superficie forestale mondiale” spiega Maria Cristina D’Orlando, presidente PEFC, il principale standard di certificazione per la gestione forestale sostenibile. Si tratta di un dato importante e positivo - sottolinea D’Orlando in occasione della Giornata mondiale delle Foreste - che tuttavia non può essere utilizzato come fattore rassicurante e consolatorio: la disattenzione verso le politiche a sostegno del nostro patrimonio forestale è a livelli preoccupati, e fenomeni distorsivi del mercato, e in alcuni casi criminali, sono ancora diffusi lungo tutto la filiera.

“Se si vuole davvero tutelare il nostro straordinario patrimonio di boschi e foreste e le comunità che attorno ad essi vivono, occorre agire in due direzioni: lottare contro l’illegalità nel settore forestale e dare un deciso sostegno alle tante realtà imprenditoriali che scelgono di certificarsi per assicurare la tracciabilità e la qualità delle materie prime utilizzate - spiega ancora il presidente PEFC -. Queste ultime, impegnate nelle varie fasi della filiera legno-arredo, sono infatti cruciali per garantire una gestione attiva del territorio”.

Non va dimenticato, infatti, che il taglio illegale degli alberi sottrae almeno 10 miliardi a industria e proprietari forestali nel mondo, ed è responsabile del 25% delle emissioni dei gas serra globali. E va ricordato che il legame tra tagli illegali e difficoltà di rafforzare la gestione virtuosa delle nostre foreste è semplice e diretto: il mancato contrasto all’illegalità di fatto ostacola gli operatori che vogliono garantire trasparenza e qualità dei propri prodotti in legno. Chi opera nell’ombra infatti ha un vantaggio economico e minori costi. La certificazione forestale è senza dubbio uno degli strumenti più efficaci per la diffusione della legalità oltre che un veicolo per aprire nuovi mercati alle imprese italiane.

Nel nostro Paese l’area a maggior certificazione è quella gestita dall’Unione Agricoltori di Bolzano (con 301.066,08 ettari, il 36,7% del totale PEFC italiano), seguita dall’area gestita dal Consorzio dei Comuni Trentini (con 258.566,72 ettari, il 31,5%), poi dall’area gestita dal Gruppo PEFC Veneto (con 84.528,940 ettari, l’10,2%), quindi dall’area gestita da UNCEM in Friuli Venezia Giulia (con 81.913 ettari, il 10%). A seguire le foreste del Piemonte, della Lombardia, della Toscana, Basilicata, e in altre regioni (Liguria, Emilia Romagna e Umbria).

E per aumentare il livello di garanzie per gli acquirenti dei prodotti certificati in legno, i requisiti per poter ottenere la certificazione PEFC in Italia verranno presto rivisti in senso ancora più rigoroso, durante le periodiche revisioni da parte del PEFC internazionale. I nuovi standard, la cui introduzione è prevista per maggio, sono caratterizzati da un miglioramento dei criteri di sostenibilità ambientale: daranno ad esempio preferenza alla rinnovazione naturale dei boschi invece del rimboschimento artificiale che garantisce una maggiore diversità genetica, prevederanno l’introduzione di specifici sistemi di sorveglianza per la protezione delle foreste dalle attività illegali ed espliciteranno il divieto dei pesticidi più tossici.