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Macchine per la lavorazione del legno e ripartenza post Coronavirus

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Si dovranno trovare le corrette modalità perché le imprese tornino a essere operative e a creare reddito per tutte le persone coinvolte. Ecco le richieste del settore
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Si dovranno trovare le corrette modalità perché le imprese tornino a essere operative e a creare reddito per tutte le persone coinvolte. Ecco le richieste del settore

Il mondo è tuttora impegnato nella lotta contro il Coronavirus e lo sarà ancora per molti mesi. Ma l’economia si deve rimettere in modo. Anche questa è una questione di sopravvivenza.

Si dovranno trovare le corrette modalità perché le imprese di ogni settore e comparto tornino a essere operative, a creare reddito per tutte le persone coinvolte, così da scongiurare situazioni che potrebbero avere risvolti estremamente pesanti anche in termini di convivenza civile e di opportunità per le generazioni future.

Coronavirus: cosa chiede Acimall?

È in questo contesto che Acimall, l’associazione dei costruttori di macchine per la lavorazione del legno e dei suoi derivati, sottolinea la necessità di condividere un confronto costruttivo, che possa portare a nuove modalità industriali.

“Le macchine per produrre - ha commentato Lorenzo Primultini, presidente di Acimall - sono un elemento fondante dell’economia di ogni Paese. Condividiamo le preoccupazioni di Federmacchine, la federazione che raccoglie tutte le associazioni nazionali italiane della meccanica strumentale, sulla necessità di un progressivo ritorno alla normalità e la ripresa della produzione, adottando tutte quelle misure che la comune lotta alla pandemia da “Covid 19” continuerà a imporci, ma adoperandoci per fronteggiare - insieme - la grave situazione economica che si va delineando e che potrebbe avere costi sociali drammatici”.

Acimall si unisce dunque alle richieste del sistema industriale italiano perché il Governo adotti provvedimenti che tengano conto di precise necessità: mantenere in azienda il numero necessario di addetti per tutte le attività nelle quali lo smart working è inefficace, così da garantire la continuità dei servizi logistici, della assistenza post-vendita e dei servizi tecnico-commerciali; permettere anche ai medici del lavoro, non solo alle Asl, di effettuare i tamponi per monitorare costantemente la salute dei lavoratori; garantire misure comuni a livello almeno europeo, così da non creare evidenti ostacoli alla libera concorrenza; congelare versamenti Iva, acconti fiscali e contributi, permettendo alle aziende di poter contare su risorse da utilizzare per altre priorità.